Memoria dei campi. Fotografie dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, 1933-1999 13 gennaio – 10 marzo 2002
Cura della mostra: Pierre Bonhomme, Clément Chéroux
Catalogo della mostra: Memoria dei campi. Fotografie dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, (1993-2000), a cura di Clément Chéroux, Contrasto, Roma 2001, (testi di: Ilsen About, Pierre Bonhomme, Clément Chéroux, Christian Delage, Georges Didi-Huberman, Arno Gisinger, Katharina Menzel; interviste con: Georges Angéli, George Rodger, Naomi Tereza Salmon)
Riprendo, non senza qualche scrupolo di più, un percorso che questa mostra prima mi ha insegnato e poi fatto rivivere, quando, quasi per caso e non per necessità interiore, sono stato anch'io visitatore dei campi di sterminio. Questa è stata una mostra doverosamente vissuta. In alcuni casi dolorosa. Occorre sempre considerare che ciò che veniva mostrato era una fotografia, una prova tangibile di un luogo divenuto umanamente insostenibile, una testimonianza a cui lo sguardo non poteva sottrarsi o, al limite, cercava di deviare su altro, più accettabile. Il titolo poteva essere - Per non dimenticare le oscure certezze dell'umanità- Una mostra che non poteva non emozionare e creare disagio e invitare alla partecipazione di quel vissuto. Quegli orrori che sembrano oggi così distanti (anche se ne esistono di tipi diversi oggi e molto più subdoli), di un altro tempo e gravitanti in una altra dimensione, sono e rappresentano il punto di caduta e il precipizio che ogni guerra consuma a pochi chilometri dalla nostra vita. Nomi come Sobibòr, Treblinka, Jasenovac, Malv Trostenets, Auschwitz, Belzècełżec, resteranno impressi per sempre anche dopo gli ottant'anni dalla loro scoperta, rendendo visibile quale distruzione psicologica e fisica poteva arrivare a concepire e mettere in atto l'uomo.
L'esposizione era divisa in tre sezioni : il periodo dei campi (1933-1945), l'ora della liberazione (1945), il tempo della memoria (1945-2000).
Questa suddivisione mi permetterà di riprendere questo argomento per ampliarne il significato e il contesto italiano. Queste immagini in bianco e nero divengono così uno dei centri della sofferenza umana durante e dopo quella guerra che ci hanno raccontato e vanno di pari passo con con le parole scritte nel saggio Memoria del male, tentazione del bene; di Tzvetan Todorov edito Garzanti. Un saggio assolutamente attuale, anche alla luce dei risvolti politici economici della nostra realtà odierna. Per tornare alla mostra e al suo insegnamento, potremmo dire che le immagini che raccontano di un risvolto della guerra, potrebbero divenire parole di pace, ma solo se le guardassimo con gli occhi di allora appena divenuto e con la nostra nuova coscienza di oggi. Facendo tesoro di quella esperienza e ripensare di cosa siamo capaci, noi esseri umani intelligenti. Perchè, per fortuna, citando Todorov, siamo e rimaniamo un giardino imperfetto dove buono e cattivo hanno un loro equilibrio e le tentazioni del male nelle varie tonalità di grigio e nero, molto spesso sono cancellate dalle tentazioni del bene.
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