Ricorre spesso la parola "tragico", come può essere la morte a 20 anni, è vero. Tragico perchè si oltrepassa un confine, la fine di un percorso che è la nostra vita a cui abbiamo cercato di darle un senso e cercato in essa sogni e speranze. Quel tempo così apparentemente lontano da noi,
quotidianamente funestato da singoli o collettivi tragici episodi di follia,
merita la nostra umana comprensione a cui dobbiamo associare la nostra insormontabile
volontà di non dimenticare.
Non è quindi mia volontà ne cancellare il ricordo storico
della R.S.I., opponendomi a gran voce ai giudizi di parte di schieramenti
politici che vorrebbero vedere omessa una porzione di storia d’Italia, e ne
tantomeno vorrei si giudicasse e processasse i valori che hanno mosso questi
coraggiosi a continuare a combattere. Giudizi affrettati e qualunquisti, sono
risultati spesso fallaci. Non deve risultarci quindi inaccettabile l’estremo
sacrificio del pilota per una causa che a noi posteri, può sembrare sbagliata.
Ho solo pensato che avere taciuto la storia di un uomo, che è uomo prima che
pilota avrebbe significato ucciderlo
nuovamente. Ho limitato la mia azione di indagine e ricordo su un episodio bellico e
di dare finalmente sepoltura ad un caduto “ dimenticato “ della follia umana. Allora partiamo dalla conclusione della storia : il recupero nel settembre del 2000.
Tratto dal DIARIO STORICO OPERATIVO DEL 1° GRUPPO CACCIA TERRESTRE “ ASSO DI BASTONI”
24 Maggio
1944 27° combattimento – p.s.a.
zona Verona - Ferrara diciotto MC205 – abbattuto un B24 – perduti due MC205
deceduto ten. Satta – s.ten. Pezzi ferito ma salvo col paracadute – crociera
protettiva Re - Bo - Fo - Ra - Re.
il 1° Gruppo - Satta al Centro |
La Storia
È il 24 Maggio del 1944. dall’aeroporto di Reggio Emilia decollano su allarme 18 aerei Macchi MC205. Tra questi il sergente Luigi Gorrini e il suo gregario, tenente Vittorio Satta, 24 anni originario della Sardegna. Devono intercettare una squadriglia di 108 bombardieri B24 “ LIBERATOR “ protetti naturalmente da 60- 70 caccia di scorta P38 “ Lightning”. Se consideriamo che ogni velivolo bombardiere B24 poteva vantare un volume di fuoco di 6 mitragliere da 20 mm e uno specchio visivo di 300 gradi e sommiamo a questo gli 8 cannoni da 20 mm e 2 da 30 dei P38, abbiamo una idea di quanti colpi e di quali insidie erano costantemente preda i nostri piloti. Questo se fossimo 1 contro 1, ma nel nostro caso, come spesso succedeva, il rapporto era 1 dei nostri e 10 alleati. A questo volume di fuoco ciascun MC 205 poteva vantare 2 mitragliatrici da 12,7 Breda Safat e 2 mitragliatrici da 20 MM modello MG151.
....il "Vespa 2" di (MOVM) Luigi Gorrini |
Il 205 pilotato da Satta |
Luigi Gorrini e Angiolino Vezzani |
il mitico 205 |
I colpi si susseguono implacabili. Alla fine di
questo tiro al bersaglio verrà attribuita la vittoria al tenente Jack D. Lewis
della 37° Fighter Squadron. Deve essere rimasto ferito, Satta, o forse svenuto
per la manovra che proverebbe qualsiasi fisico integro, figurarsi il suo ancora
convalescente. La manovra per salvarsi la vita è un tutt’uno con la morte.
Precipita a vite con il motore imballato, massima potenza elica alla massima
trazione. Stimo sia attorno agli 700 km all’ora quando impatta, quasi verticale
il terreno fradicio di acqua di fosso e di pioggia. Perde le ali quasi vicino
al terreno, adesso è un missile, Satta è incastrato nell’abitacolo del suo
aereo. Durante il distacco delle ali, compie una rotazione di 120 gradi circa e
poi l’impatto.
Alla fine una buca di 24x7x12 metri di profondità |
Senza più freni e masse esterne che possono decelerare
bruscamente la velocità di impatto, ad una velocità così elevata sprofonda
parecchi metri. (Troveremo il motore a circa 8 metri e il riduttore
dell’elica verso i 10 metri).
In superficie un buco, uno sbuffo di vapore e rumore di proiettili esplosi. (.. scriveva Satta a proposito della morte:.. quando ho saputo della morte del compagno, il mio animo non è
stato travolto da cupo rammarico: mi sono invece sentito portare anch’io stesso
in un mondo più alto, al di là del bene e del male, in quel mondo dove vagano
gli spiriti dei morti e, talvolta, per attrazione e per conquista, quelli dei
vivi… ) ( parla Renzo Cattabiani, testimone oculare
al tempo aveva 14 anni. ..l’ho
visto cadere perpendicolare, veloce e poi piantarsi nel terreno facendo solo
uno sbuffo di fumo.
Angiolino Vezzani e Luigi Gorrini |
Poi si abbassarono tre aerei americani per accertarsi di
averlo abbattuto. … quel giorno sentimmo arrivare gli aerei e poi colpi di
mitraglia. L’aereo italiano fu colpito e dall’alto colò a picco a gran
velocità. Ricordo un tonfo ma l’aereo non scoppiò. Con i tedeschi ci recammo
sul posto. Qui c’era una bassa di terra e un vigneto. Trovammo solo della terra
smossa e al centro come se l’avessero messa apposta, conficcata nel terreno,
l’elica dell’aereo.
Dal sottosuolo si sentivano anche scoppiettii di munizioni…)
( chi scrive è stata
testimone del fatto, sfollata alla cascina Bianchi a San Prospero, Adele
Vergalli….ricordo
che quel giorno mio padre ed io eravamo alla finestra a guardare lo spettacolo
che si svolgeva nell’aria. Cercavamo di contare gli aerei in formazione che
passavano. Ad un tratto sopra la nostra casa è passata un’ombra e ci ha
investito uno spostamento d’aria…ricordo gli scavi che fecero per il recupero e
che i rottami venivano ammassati sotto le nostre finestre. Questi rimasero lì
in attesa di venire recuperati dall’Autorità competente….
Adriano Visconti |
È molto viva in me la
tristezza che provai quando conclusero i lavori di ricerca. Il povero corpo era
ridotto a pochi pezzi che stavano in un vaso di vetro di 2 chili compresa la
soluzione per la conservazione…. Sono contenta che la memoria di quel pilota
sia ricordata… a quell’uomo va il mio pensiero ora adulto, che mi ha
accompagnata per tutti questi anni.)
Ora si è fatto silenzio. Sopraggiungono i tedeschi, viene recuperato
quel poco che è possibile. Qualche lamiera, pochi resti umani. Tempo dopo viene
fatto il funerale. Anzi, due. Il primo a S. Prospero e il secondo a Genova
nella cappella di famiglia quando ricevono le povere spoglie. Satta ne avrà un secondo,
in Duomo a Parma nel 2000, e poi un terzo quando le spoglie saranno ricomposte
nuovamente a Genova nella tomba di famiglia.
Vezzani e Gorrini visionano i pezzi del 205 |
Luigi Gorrini, Malvezzi, Vezzani, Satta (fratello) |
Seggiolino corazzato e paracadute Salvador |
Il Recupero di Agmen Quadratum di Fusignano e subito dopo la pulizia pezzi per l'esposizione. Perchè questo era lo scopo finale da cui non ci siamo mai distolti. Abbiamo speso denaro e speso tempo. Ma alla fine abbiamo avuto quel riscontro che non ci aspettavamo : solidarietà, interesse all’argomento e al Pilota, come uomo e come pilota.
in mostra a Fidenza il 09/10/2000 |
Ho avuto modo di conoscere
persone entusiaste dell’argomento che mi hanno dato una mano tangibile nella
realizzazione del tutto. Ho preparato due volumetti da sfogliare di cui uno con la
storia del pilota e del contesto storico in cui operava; ed il secondo con le
parti dell’aereo e le caratteristiche tecniche nonché disegni e fotografie
tratte dal libro di Nino Arena. Abbiamo avuto visite quasi ininterrotte dalle
8.00 di mattina alle 21.00 di sera.
elica a passo variabile e i resti del motore |
Nota positiva da citare : non si sono avuti
strascici polemici per l’esposizione. Pare che tutti abbiano capito il
contesto in cui si voleva mantenere la mostra. Assolutamente apolitico e
solamente storico.
E poi alla fine abbiamo consegnato tutto a MOVM Luigi Gorrini che ne ha fatto dono al museo di San Pelagio, tutt'oggi nella sala dedicata e visitabile.
Chi era l'uomo Vittorio Satta
Smessi i panni del pilota inquadrato in un organico militare, addestrato e pronto a combattere ed ad uccidere, raccontava il suo essere Uomo attraverso un diario che attendeva nei momenti più significativi della sua vita militare e della poca vita sociale condivisa con i suoi compagni. Il periodo bellico in cui vive è sicuramente tra i più difficili della storia italiana e della Seconda Guerra Mondiale in generale. Quello che noi tutti consideriamo la parte migliore dell’uomo, le sue contraddizioni e i suoi dubbi, Vittorio Satta, li raccontava a se stesso trascrivendo il malessere e l’inquietudine di un intero Paese di cui si faceva portavoce. Un Paese sull’orlo della guerra civile, tra Scelte difficili e obbligate a cui si interponevano a valutazioni politiche di cui, allora non si poteva supporre la portata in un futuro. Per questo motivo, non ci sentiamo di commentarne lo scritto, lasciando a ciascuno dei lettori il proprio parere, sperando che i brani scelti siano meditati per i valori che riescono a trasmettere anche a distanza di moltissimi anni.
Onore
“i due
cannoni sulle ali, puntati in avanti, mi hanno ridato la netta sensazione del
dovere che mi attende ed hanno fatto riaffiorare dal più profondo del mio
essere la virile decisione di arrivare fino all’ultimo sacrificio di me stesso
pur di riabilitare agli occhi del mondo l’onore del nostro popolo. Quel poco
che le mie forze potranno fare lo farò tutto.”La forza interiore
“la castità mi fa intuire le vie meno note su cui lo spirito può spingersi ed, a baleni, mi mostra la verità dell’ascetismo che normalmente sfuggono alla percezione. Mi rendo conto che quanto più riesco ad essere puro, tanto più riesco a sentire la grandezza dell’amore e della forza che spinge gli uomini ad unirsi spiritualmente.”
Il senso estetico
“ mi ha lasciato una bella impressione anche il volo sulle Alpi, tutte bianche, e regno di una solitudine infinita. Soltanto sorvolandole così, a cinquecento chilometri all’ora, poco più alto delle cime, si nota il contrasto fra la rapidità del nostro vivere di uomini e la statica solidità di quelle masse bianche.”
“nei periodi di inattività mi dedico ora a leggere con impegno spontaneo. Ho ripreso Dante e l’ho rivisto quasi tutto; vari libri, di ogni genere. Necessità di sviluppare le più nobili qualità dell’animo e ricercare il bello. Individuarne l’essenza e perennemente desiderarlo come scopo di vita. Scopo lontano, direzione, non meta.”
Il suo
bisogno di amore
“ e mi
sono persuaso così che tutte le idealità umane, tutte le passioni più esigenti
ed urgenti, cadono come misera cosa dinanzi al pensiero di quel piccolo mondo
che ha la capacità di riempire il cuore. Non posso che benedire quel fantasma
per tutto ciò che mi ha fatto sentire. E vorrei che non fosse per me solo un
fantasma” “ Nota umana se non triste. Con la primavera la natura si
è svegliata, vivace, esuberante. I miei sensi attivi riprendono a respirare e
mi confortano di un calore che non so chiamare impuro. Le sensazioni sono del
tutto spirituali e mi riconducono alla grande madre, alla natura, con spontanea
semplicità, anche se giungo allo spirito attraverso il peso delle mie spoglie.”
La
religiosità
“Dio
stesso sembra immanente in questa ripresa di vita, in questo ardore che è tutto
il mondo intero; un Dio infinito, fecondo, che vorrà perdonare le mie
esuberanze.”
La
profondità interiore
“una
crisi cominciata già durante il volo di ritorno: mi pareva che tutto crollasse
intorno a me, il mio mondo ideale annullato, la mia vita vana e inutile. Ma
presto la stessa profondità dell’abisso in cui mi ero visto precipitare ha
fatto ritornare in me; ed un senso di pacata calma mi ha rimesso dinanzi a me
stesso: ritrovata la volontà, lo spirito di sacrificio – che è il mio più
valido sostegno- e l’ardore di azione, ho lasciato per strada, nella scia del
mio apparecchio, ogni ambizione. Da allora sono pervaso da un pessimismo
critico che mi spinge a controllarmi sempre, in ogni istante. Mi sono riportato
col pensiero nei più tragici istanti della lotta e li ho superati in me stesso.
Forse con troppa facilità. Questa è la mia natura, ne sono convinto, la mia
sventurata natura.”
Il dopo combattimento
“i tre
nuovi combattimenti che sono seguiti mi hanno dato comunque molto conforto,
facendomi acquistare nuova e sempre crescente fiducia in me stesso. Ed ora vivo
così, senza gioia, guardingo verso me stesso, desideroso di agire senza
ambizione di risultati.”Il ricordo di quella giornata è stato così forte e così vivo che, e mi scuso di questo termine, una serie di emozioni in rima o quasi, è scaturita naturalmente. Le propongo così come sono state scritte.
A SATTA (16/09/2000)
Addio mia dolce, amata compagna / amica di una
sorte crudele ed avversa / presenza forse o fantasma / da oggi di soli olmi
cinti / sono miei alteri compagni solinghi. / Addio al mio essere, al mio io
palpabile / a quelle forme espressive, al mio essere visibile / consegnato ho
già a ciascuno di voi / che mi videro in vita e mi furono accanto, / ricordi e
sogni che con me ora si sciupano e muoiono. / Cadevo nel buio come in un sogno
ormai spento / incontro al mio sonno, eterno, al nulla più nero / dove la mia
anima è per Cerbero orribile pasto. / Dove mai finirò per aspettare la nuova
luce e il promesso incanto? / La mia vita in ricordo è usata da altri per farne
bandiera / indicandomi ad esempio di vita sana e di vita vera, / lasciandomi
troppo spesso senza un fiore o una croce / in un luogo dove poter piangere o
dire una misera prece. / La morte non rende belli, non rende chi resta più
forte / della morte presente ciascuno di noi dice / della morte della vita
ciascuno ignora o non dice. / Che cosa scegli dunque giovane cavaliere errante?
/ Affrontare un drago fumante o il nulla incombente? / Ricordi quell’attimo dopo
il rumore di lamiere / nessuna parola,silenzio.. / solo un piccolo lamento si
alza dolente / nessuno se ne accorse, nessuno capiva. / Invocando il tuo Dio
scompari là infondo / nella terra che baciasti un giorno al tuo ritorno / dopo
scontri devastanti con acerrimi nemici / per far valere l’essere tu un
uomo libero con suoi ideali. / Chiari e piccoli:rossi diamanti. scorrono sul
suo viso, reso di pietra. / un viso di bambino. imprigionato tra le onde, tra
le nuvole grigie. / Cos’ hai visto passandoci dentro?, cos’hai trovato nel
mezzo? / una piccola virgola di azzurro cielo che nuotava nel grigio . /
volava nella luce avvolta da una stella senza rumore / aspettando il momento,
la morte porse la mano e lo baciò, / e come un sospiro sulla radura leggera se
ne andò, / senza un grido senza parole : Ci incontreremo ancora? / La terra che
calpestasti è ora macigno sulle tue membra / non ti accoglie gentile e
leggera / ti riempie ed opprime, ti penetra dentro / di quel fibroso
avvolgente lontano tormento / ti sigilla la bocca e ne ricaccia il grido /
dell’anima prigioniera ancora custode.
VITTORIO (04 /11/2000)
E' finita.
/ E impazza e delira / la sottile paglia del colore del grano / che ai miei
occhi disperatamente gira / alle manovre cieche del villano / in oscene danze
di filari, piano, forma catasta. / Qui tutto è sospeso. / Ma cosa e di cosa a
capire non riesco. / Rafferma sul ventre la carne ancor teme / d'avermi
smarrito, eppure mi circonda, si sente / mi inonda l'acqua al limitare del
bordo, evanescente, / quasi insetto tra l'erba, discosto e supino ascolto /
granaglia disciolta colle mani e le tempie, di disperso seme. - / Al cibo,
all'aglio e all'aceto, riverso geometrie stomacali, / lasciando le gialle
prebende d'attese sgranate / col puzzo di morte e d’ospedali.. / Ed
ancora nell'acerbo gusto della vita morta, / si vive come grumi di sale sulle
rive di un lago di mare. / Non sai! Non conosci, non vivi per questo / Vicende
di nuvole faticate al rosso che muore / s'insinuano in tripudi, cavalcando
riversi e contorte correnti / Che intarsio di voce, mirabile a sentire, troppo
reale, troppo distante / crolla la lucida gemma, scende goccia d'acedia e la
mano vicina / dischiude la luce ceduta alle nebbie. / Vedi ora, al cadere
/ l'orma sibilante del vinto / seguirti, sonoro, oltraggiato e infranto.
e, per ultimo, un piccolo estratto della rassegna stampa
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